martedì 13 marzo 2012

Il passato del presente

Roma-Cagliari-Roma, 21 aprile 1928. "Era tutto un passato che se ne andava dall'isola" scrisse Dino Sanna nelle cronache del giorno del primo volo aereo civile tra la Sardegna e l’Italia. Quale passato andava via?
Da allora al momento in cui il mezzo aereo diventasse un mezzo di trasporto di massa per i sardi, passò quasi mezzo secolo.
Siamo su un’isola e per collegarci con il resto del mondo abbiamo due mezzi, quello navale e quello aereo. Ma questo non vuol dire che l’essere isola ci metta in condizione di handicap. Del resto ciascuno di noi è un’isola rispetto agli altri e utilizza i mezzi che ha a disposizione o che può permettersi per connettersi agli altri. Il nostro handicap è dunque, piuttosto, nell’incapacità di “vedersi” in un arcipelago di isole quale siamo,  in cui ciascuno si collega alle altre con i mezzi che può utilizzare. Minimizzando il dispendio di risorse energetiche, materiale e finanziarie e massimizzando l'impegno intellettuale e la capacità progettuale.

Da anni in Sardegna si discute di come gestire, come incentivare e dare un vero servizio di trasporto aereo, la continuità territoriale aerea.
Sappiamo che la Regione Sardegna, nell’attuale finanziaria, ha deciso di investire quasi 50 milioni di euro all’anno per tre anni come contributo alle società aeree che, in una gara pubblica, si aggiudicheranno le tratte tra la Sardegna, Roma e Milano a prezzi concordati e per tutti, sardi e non. Tariffa stabilita in  43,00 € per Roma e 54 € per Milano.
Ma siamo sicuri che sia questa la soluzione ottimale? La soluzione che ci consente al meglio il collegamento con le altre “isole”? Che sia una gestione ottimale di un bene collettivo come questo e che sia la soluzione più intelligente e meno dispendiosa per collegarci con Roma e Milano? 
Facciamo due conti.
La Regione si è basata sui calcoli che ha formulato il deputato Mauro Pili, a disposizione in questo sito internet,  e che ci fornisce una brochure in cui elabora i dati sui costi di gestione per un’ora di volo di un aereo di linea, ricavati dagli studi della CAB (Civil Aeronautic Board).
Quei dati dicono che il costo di un’ora di volo tutto compreso è inferiore ai 7 mila euro e per tutto si intende veramente tutto, non solo il carburante, il personale, le varie tasse portuali, rimessaggi, hangar, e persino lo snack a bordo! Tutto dunqueAnche la percentuale dell’8% di profitto per la società e pure la quota per biglietto del costo del leasing per l’acquisto è prevista in quei 7mila euro.
Tutto questo per quantificare e legittimare una tariffa ritenuta equa, in base a quei dati, dall'assessorato ai trasporti della Sardegna.
Proviamo ora invece a ragionarci su con una coscienza diversa rispetto a quella di questa classe politica. Proviamo a ragionarci con la coscienza di chi pensa, ragiona, investe e programma per il bene comune.
Partiamo considerando che quei 50 milioni annui, per 3 anni, che verranno stanziati per finanziare i prezzi a tariffa  imposta, sono soldi sottratti dalla società sarda. Ancor meglio, sono stati reperiti e tolti dalla disponibilità dei fondi per i trasporti interni, quel sistema già decadente che porta una sarda di Sassari ed una di Cagliari, oppure uno di Lanusei ed uno del Sulcis ad incontrarsi, grazie ai voli low-cost, più facilmente e più spesso a Barcellona, Lisbona o Londra piuttosto che a Cagliari, Oristano o Nuoro.
Dunque, prima conseguenza. Per finanziare le compagnie aeree stiamo definitivamente distruggendo il servizio dei trasporti interni alla Sardegna.
Seconda considerazione. Se applicando quelle tariffe si compensano sia le spese ordinarie che quelle dell’acquisto e si genera un profitto dell’8%, per quale motivo la Regione regala anche altri 50 milioni all’anno alle compagnie aeree, sottraendoli alle già scarse risorse economiche della Sardegna, e non si procede invece all’acquisto degli aerei -  dal momento in cui quella tariffa comprende, oltre al profitto dell’8%, anche la parte di ammortamento del leasing per l’acquisto del veicolo e quindi di fatto lo finanzia - creando una compagnia aerea sarda che possa essere il mezzo  con cui ci incontreremo con le altre isole?
Partendo dagli stessi dati e risorse finanziarie a disposizione  si ottengono due risultati differenti. Nel primo si finanzia un servizio già ampiamente pagato nelle tariffe applicate, impoverendo le casse pubbliche e sottraendole ad altri servizi essenziali, ritrovandoci con il problema irrisolto tra tre anni, con i trasporti interni ancora peggiori di quanto lo siano oggi e risorse economiche che genereranno benessere, ancora una volta, a tutti fuorché ai sardi.
Nell’altro caso, il nostro, si risparmiano quei finanziamenti, li si investe nelle opere per cui erano preposti creando altro benessere e si dota la Sardegna di un proprio mezzo con cui collegare i sardi con il resto del mondo, generando tra l’altro economia da una propria risorsa preziosa: quella di essere in mezzo al Mediterraneo.
Nel 1928, dall’idroscalo di Elmas, ci fu il primo volo aereo civile tra la Sardegna e l’Italia, "era tutto un passato che se ne andava dall'isola" scrisse Dino Sanna nelle cronache del giorno, ma non portò via la condizione d’isolamento mentale in cui viveva, vive e vegeta la nostra classe politica unionista.

martedì 14 febbraio 2012

Mancati isolamenti


Siamo alle solite, prima si solidarizza in maniera sconsiderata, poi, in maniera  altrettanto sconsiderata, si demonizza. 
Mi riferisco alla rivolta greca dove, in mezzo e a farne le spese, come sempre c’è il popolo.

Le droghe agiscono subdolamente nelle menti e questo lo sanno bene gli spacciatori, e lo sanno anche coloro che consentono ai trafficanti e alla mafia che c’è dietro di portare avanti questi progetti criminali, arrivano ad offrirti gratuitamente le prime dosi, poi se le vuoi, le devi pagare a caro prezzo. Le droghe non sono solo quelle vietate da apposite leggi, ma anche quelle legali, come in questo caso.

Quando arrivarono massicce dosi di liquidità in Grecia, dall'Europa, nessuno tra i solerti, precisi e puntuali “vigili”tedeschi e francesi si alzò e mise paletti preventivi ne tantomeno bloccò quello scellerato utilizzo dei fondi europei, ma lasciarono fare, lasciarono che sperperassero i fondi messi a disposizione senza che generassero alcun benessere duraturo ne che stimolassero una crescita nella produzione o nell’attrazione di investimenti, ma solo clientelismi e assistenzialismi di stato.

Sono droghe, droghe istituzionali, droghe per i popoli, droghe che, come tutte, condizionano e ammansiscono le masse e le annullano, non  riescono più a farne a meno perché non riescono a immaginarsi senza.

Si dirà che il popolo poteva sapere e che doveva ribellarsi prima, ma il popolo quanto è a conoscenza delle reali possibilità, sviluppi, progetti e consistenza dello stato?
Il popolo non è composto da dottori commercialisti, il popolo da mandato a chi poi governa ed è pagato profumatamente per farlo.
Il diritto internazionale parla di “debito detestabile” e si configura quando  c’è la completa illegittimità di un debito di cui i cittadini non sono responsabili. Sono tre i requisiti che devono ricorrere affinché un debito sia definito detestabile:
1) il governo del Paese deve aver conseguito il prestito senza che i cittadini ne fossero consapevoli e senza il loro consenso;
2) i prestiti devono essere stati utilizzati per attività che non hanno portato benefici alla cittadinanza nel suo complesso;
3) i creditori devono essere al corrente di questa situazione, e disinteressarsene.

Questi tre casi ricorrono tutti in quel di Grecia e in quel caso ricorre la procedura già attuata, per primi, nel 1898 dall’America in soccorso ai cubani al momento della liberazione dalla Spagna che rivendicava il pagamento del debito che aveva e che pretendeva da Cuba.

Non sto dicendo che non si debbano onorare i debiti, ma che si cerchino i responsabili in ogni organismo nazionale e internazionale e si proceda a rendere giustizia, e che gli enti responsabili per non aver vigilato concordino una ripresa economica dei popoli vittima del loro stesso sistema senza portarli sull’orlo della disperazione.
Badate, questo ricorre anche in terre a noi più care e prima o poi saremo noi a doverci districare in certi meandri bastardi.

Non scordiamoci mai che l’Europa è un’istituzione nata volutamente storpia perché è nata con una moneta con tassi d’interesse unico applicato però a mercati con contrattazioni di lavoro, produttività - quindi di costo di produzione - differente e con debiti pubblici “nazionali”,  questo è il risultato, pensavate forse che seminando monete nascessero alberi di soldi?

Ciò che è successo in Grecia sia da monito per tutti, non lasciamoli più fare senza controllarli, non accettiamo più soldi regalati, assistenzialismi, clientelismi e facili economie perchè non esistono, e quando ve le prospettano stanno per fregarvi: rifiutatele, è come rifiutare di andare a sedersi in una bella sedia collegata ad un sistema di riscaldamento elettrico ma senza isolamenti.

Questo è quello che è successo ai greci, agli spagnoli, agli italiani e a tanti altri popoli. Questo è quello che è successo e succede ai sardi.