Criticare l’operato degli altri non è mai una bella cosa, ma questa classe politica sarda, tutta, non ne imbocca una per dirne una. La questione tariffe navali ne è l’icona.
È come se avessero un cappello in cui ci sono delle proposte preconfezionate e che all’occorrenza ne prendano una a casaccio.
In questo caso è toccato il bigliettino dell’antitrust, sanno di cosa parlano almeno? Secondo me no.
Sappiamo bene, noi, che il sistema giuridico italiano è un sistema elefantiaco, tra apertura fascicoli, inchiesta e giudizio passa almeno un anno, e noi non possiamo concederci il lusso di perdere un anno di tempo.
Lo abbiamo visto sulla questione GPL durata due anni e terminata con una farsa: condannate due compagnie su tre e tutto come prima, noi sardi continuiamo a pagare le bombole lo stesso identico prezzo, è questo l'obiettivo della politica unionista? Salvare comunque e sempre lo stato italiano? Era l'ENI prima e Tirrenia oggi, sempre proprietà dello stato italiano.
L’estate è ormai alle porte e se non troviamo una soluzione immediata, uno dei pochi settori produttivi sardi, quello turistico, collasserà.
Quindi, bene il ricorso ma che vada da se, noi dovremmo procedere contemporaneamente, se non prima del ricorso stesso, a trovare soluzioni immediate al problema.
Le nostre proposte erano queste:
1)
Prendere a noleggio almeno 4 navi di adeguate capacità di carico e metterle a viaggiare nelle rotte di maggior traffico.
Consideriamo che siamo in periodo di tutto carico quindi nulla di perso se si opera in pareggio con la spesa, ed è facile da attuare anche per i politici sardi, compito facile, ma non per loro a quanto pare.
2) Ma la soluzione ideale sarebbe stata pretendere dal governo italiano, che tiene per se, giustamente o meno, il diritto decisionale sul sistema tributario, di emettere un provvedimento urgente che conceda un credito di imposta alle compagnie di navigazione in rapporto ai passeggeri trasportati solo per il periodo estivo, cosa semplice da fare anche questa, è un provvedimento già preso nella finanziaria del 2010 dall’Italia per le sue imprese che reinvestono nella ricerca.
3)
In ultimo, per il lungo periodo, si dia inizio al progetto che abbiamo proposto già da tempo, quello sulla flotta sarda, capitale misto, pubblico e privato a gestione dell’ARST che già prevede nel suo statuto la possibilità di munirsi e gestire anche questo settore di trasporti.
Ultimamente per questo progetto abbiamo avuto attestati di interesse anche dal mondo imprenditoriale degli autotrasportatori disposti ad impegnarsi nell’acquisto di azioni, ma non solo, anche di imprenditori del settore navale ed agenzie di viaggio ci hanno manifestato interesse al progetto.
La copertura finanziaria per una flotta sarda quindi verrebbe in parte dai privati interessati ad investire in questa impresa ed in parte dal pubblico. La cassa pubblica potrebbe individuare le sue fonti finanziarie in pochi mesi, è sufficiente che il governo sardo dia inizio immediatamente al ricorso in corte costituzionale ( art 51 dello statuto) contro la legge che concede alle raffinerie di spostare la produzione dei derivati dal petrolio in altri depositi fiscali esterni alla Sardegna.
Parliamo di oltre due miliardi di euro/anno di mancato introito derivante dalle accise, il che, tradotto in tempo significano pochi mesi di entrate (dal momento in cui si parla, per una flotta di dieci unità, di un investimento sui 6-700 milioni per parte) di questa fonte finanziaria che ci viene sottratta indebitamente da quasi 30 anni da parte dell’Italia e che potrebbero essere reinvestiti in questo settore, solo la prima parte, il resto servirà per altro.
Apprendiamo che Cappellacci solo ieri ha saputo dai suoi legali che la Saremar (controllata dall’ARST) avrebbe le competenze per potersi impegnare anche nella gestione dei traghetti da/per l’Italia, ma anche stavolta, dopo la questione entrate, se ci avessero ascoltato prima non staremo ancora a cercare soluzioni ma la flotta sarda sarebbe già una realtà, lo diciamo da anni che la strada giusta era quella di affidarla alla nostra società di trasporti. Finalmente si è deciso a darci ascolto e finalmente pare che entro breve la regione Sardegna noleggerà alcune unità navali per far fronte al caro traghetti.
In questi giorni stiamo organizzando forme manifestazioni di vario genere sui trasporti. Hanno iniziato i ragazzi di ProGreS del Disterru il 16 aprile a Livorno con la distribuzione di circa 1000 volantini con le nostre proposte ai passeggeri in fila per imbarcarsi. Il 29 di questo mese a Cagliari ci saranno alcune manifestazioni del genere e una conferenza stampa in via Tempio nella sede nazionale e ad Olbia, nello stesso giorno, al porto.
Dopo aver proposto queste due soluzioni per il problema del caro traghetti ed aver appreso che la regione ha utilizzato quella del noleggio e il cosiddetto “ bonus sardo vacanza", ci vediamo costretti ancora una volta a dover intervenire sulla questione per l’assurda applicazione da parte del governo sardo che di fatto, ancora una volta, dimostra l’assoluta incapacità di gestione della politica unionista in difesa del diritto dei sardi, che, messa cosi, pare solo una strategia di promozione elettorale e salvare i loro rapporti con il governo italiano, sempre li da proteggere, prima del diritto dei sardi.
Concedere un bonus di circa 30 euro a passeggero è quanto di più fallimentare si potesse partorire, quei soldi usciranno dalle tasche dei sardi e verranno distribuiti in Europa ancora una volta, e ancora una volta a cavarsela per la sua incapacità ed inutilità sarà l’Italia che non ci metterà un cent per le sue colpe.
Che sia colpa della pessima gestione e attenzione all’economia da parte dell’Italia non c’è dubbio, la Tirrenia è un suo mostro che è cresciuto e ingrassato in questa scenica cessione ai privati che, di fatto, diventano i nuovi monopolisti dei collegamenti da/per la Sardegna, e il governo sardo che fa? Ci mette di tasca sua rimborsando i viaggiatori?
La nostra proposta era di pretendere al governo italiano di farsi carico di un provvedimento d’urgenza per concedere, nel periodo estivo, un credito di imposta in relazione ai passeggeri trasportati, questo avrebbe fatto si che a pagare il costo fosse chi è causa del problema, non sempre e solo i sardi.
Rinnoviamo quindi la nostra proposta all’esecutivo sardo affinchè aggiusti la mira e veda meglio che l’obiettivo è ristabilire un diritto per i sardi non il suo affossamento.
fintzas a s'indipendetzia!