Una barzelletta raccontava di un tizio che a forza di insistere nel voler capire come funzionava la bilancia parlante della stazione, ricevette questa risposta da parte della bilancia “ siccome ha i fatto il cretino hai perso pure il treno”.
Che il sistema di riscossione delle nostre entrate sia assurdo ormai lo sappiamo tutti, è lo stato italiano che incassa i nostri tributi e poi con calma e facendo creste su creste sul dovuto dovrebbe rendercele.
Ma è successo che in tutto quel casino di codicilli, incapacità politica da una parte e molta scaltrezza dall’altra ( forti del “valore” dell’altro) è successo pure che è stato lo stato italiano a ricorrere verso la regione sarda perché non ha approvato le norme di attuazione, cioè non ha detto esattamente a quanto ammonta e da dove esattamente si devono togliere quei soldi nostri e determinati negli accordi tra stato e regione, non al bar della piazza.
È assurdo, lo so, ma è così, come si dice “cornuti e mazziati”.
Il debito che ha l’Italia con la Sardegna è ormai ben oltre 13 miliardi di euro, se poi assommiamo quelli che dovrebbe esserci riconosciuto delle mancate entrate derivanti dalle accise ci sarebbe da programmare un futuro economico, se non in discesa, sicuramente tutt’altro che in salita come lo è oggi.
Ma l’Italia ha ben altre prospettive riguardo la nostra economia, tutt’altro che favorevole a noi sardi, quindi che si fa? Si perde ancora tempo dietro questi meandri della burocrazia italianista che ad ogni giro di giostra ci riserva sorprese amare? Io direi di no, anzi, farei come la bilancia di prima “ siccome hai fatto il cretino ora perdi tutto”.
Secondo il DPR 26 luglio 1965, n. 1074 la Sicilia, pari soggetto istituzionale (regione autonoma), alla regione “ spettano alla Regione siciliana, oltre le entrate tributarie da essa direttamente deliberate, tutte le entrate tributarie erariali riscosse nell'ambito del suo territorio, dirette o indirette”.
Ancora
“Art. 3. Le entrate spettanti alla Regione comprendono anche quelle accessorie costituite dagli interessi di mora e dalle soprattasse, nonche' quelle derivanti dall'applicazione di sanzioni pecuniarie amministrative e penali.”
E ancora, la ciliegina
“Art. 8. Per l'esercizio delle funzioni esecutive ed amministrative spettanti alla Regione, ai sensi dell'art. 20 dello Statuto, essa si avvale, fino a quando non sara' diversamente disposto, degli uffici periferici dell'Amministrazione statale. L'ordinamento degli uffici, lo stato giuridico ed il trattamento economico del relativo personale continuano ad essere regolati dalle norme statali. Le piante organiche degli uffici finanziari, di cui la Regione si avvale, sono stabilite dallo Stato, d'intesa con la Regione. Alla esazione delle entrate di spettanza della Regione, costituite da imposte dirette riscuotibili mediante ruoli, si provvede a norma delle disposizioni nazionali e regionali vigenti in materia e a mezzo degli agenti di riscossione di cui alle disposizioni stesse. Alla riscossione delle, entrate di natura diversa da quella suindicata la Regione puo' provvedere direttamente o mediante concessioni.”
Serve spiegare cosa significherebbe per la Sardegna? Entrare in possesso di tutte le entrate che vengono pagate dai sardi o comunque generate in Sardegna e riscuotere questi tributi direttamente. Serve altro?
Non è sufficiente questo a farci decidere di prenderci ciò che è nostro e finirla di dover inseguire il governo italiano nei meandri di un sistema castrante e arrogante oltre che dannatamente dannoso dei nostri interessi? Fa così schifo prendersi tutto ciò che ci appartiene?
Si riapra l’ARASE (Agenzia della Regione Sardegna per le Entrate) e l’Agenzia regionale Osservatorio economico, ambedue chiuse da questo governo sardo perché, da loro, ritenute inutili e avviare un percorso di vera determinazione economica e che metta fine a queste scene rivendicazioniste e castranti.
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