lunedì 14 marzo 2011

Sindrome dei figli di un Dio minore


Stamattina, mentre riflettevo sulla situazione catastrofica della scuola pubblica dopo aver letto un pezzo scritto da Franciscu Sedda, ricevo una mail di una nostra simpatizzante di Cagliari che mi racconta un fatto accadutogli la mattina accompagnando la figlia all’asilo.
Appena entrata nell’istituto la bimba viene accolta dalla maestra e mentre la saluta le appiccica sul grembiulino, all’altezza del petto, una coccarda che la mamma descrive  cosi “ con la scritta “150° anniversario dell'unità d'Italia”, il nome della scuola, e intorno alla scritta la coccarda è con i colori della bandiera italiana”. La bimba a quella vista ha subito detto “ io non la voglio”, ma la maestra con la sicurezza di chi sa cosa è bene o male per questi marmocchi che devono imparare da piccoli che sono i discendenti degli antichi romani (*), riprende “ ce l’hanno anche tutti gli altri bambini e la devi tenere tutta la settimana”. Una punizione o una minaccia?
Pensai subito alla sveltezza della lingua e alla schiettezza che solo i bambini possono concedersi e al fatto che la sua famiglia è una di quelle con robuste radici storiche e la bimba ci si è ancorata appena nata, da li il rifiuto secco, roba da fare invidia ai propri connazionali adulti incapaci di un no quando la negazione è a protezione della propria dignità ed esistenza.
A tutto questo sicuramente ha contribuito anche l’imbarazzo della piccola e l’ho capito quando ho visto la foto della coccarda: 13 cm di diametro! Accidenti, sul petto della bambina praticamente le faceva da pettorale. Al  cattivissimo gusto dell’insieme, pacchiano e posticcio, si accompagnava il mio pensiero mattutino: la scuola pubblica. La condizione economica degli istituti scolastici ormai non consente neppure l’acquisto della carta igienica, si elimina il superfluo e i bambini possono fare i bisogni a casa, ci si stringe un po’, e non solo la cintura, se poi la bambina non si trattiene è un problema dei genitori, quindi portino la carta igienica  e visto che ci sono ne portino un po’ di più, casomai qualcuno se la faccia sotto proprio in classe,  magari dopo lo spavento nel vedere certe cose, ma la scuola? E quelle coccarde formato king chi le ha pagate? Con i soldi risparmiati dalla carta igienica?
Dopo le prime risate nell’immaginare quella bambina spaventata da quell’ obbrobrio, rimane la tristezza nel constatare che, mentre le nostre scuole sono in condizioni economiche davvero drammatiche e che la classe politica sarda non ha alcuna intenzione di far sua la governabilità  dell’istruzione, si assiste a queste scene che sembrano avere il solito scopo, quello di votarsi ad un Dio ritenuto maggiore per mascherare il loro credersi figli di un Dio minore.  
*mio commento)

mercoledì 9 marzo 2011

L'inconsapevolezza al potere


In attesa di una vera programmazione nel settore turistico sardo, che allunghi ad almeno otto/ nove mesi la stagione turistica che non arriva mai - e di cui neppure si trovano tracce di un piccolo impegno - quello estivo è sicuramente un settore economico importante per gli imprenditori sardi del settore e per l’economia sarda in generale.

In prossimità del periodo di maggior afflusso subiamo quello che avevamo previsto da anni: in mancanza di un operatore sardo nel trasporto navale che faccia anche da calmiere dei prezzi, oltre a dare definitivamente un vero servizio ai sardi e a chiunque voglia o abbia necessità di recarcisi, le compagnie private e quella dello stato italiano hanno quasi raddoppiato i prezzi.


La conseguenza è che molti turisti, complice anche - oltre l'incapacità amministrativa regionale della politica unionista - la crisi economica che si vive in tutta l'Europa, stanno scegliendo altre mete meno onerose, assurdo spendere 6-700 euro per un percorso di 3-400 chilometri contro un centinaio di euro per trasferirsi via terra o 2-300 per altre mete nel Mediterraneo.


L'assessore regionale dei trasporti, Christian Solinas, forse per dar da intendere che è attento al settore di sua competenza e per cui è profumatamente pagato, propone di detassare l’iva dai biglietti  nella parte di compartecipazione regionale di tale tributo, gli 8/10. 

Che i politici sardi non  brillino di competenza in materia tributaria è risaputo da anni ormai, basta vedere la questione della vertenza entrate ancora in alto mare ( non solo metaforicamente in questo caso) , ma si eviti di fare proclami del genere, basta con queste uscite infelici, improduttive e incompetenti, non c’è più tempo, le nostre imprese sono  in ginocchio e ormai l’estate è alle porte.

La quota degli 8/10 di gettito iva è solo ed esclusivamente su ciò che viene generato in Sardegna anche se chi  lo genera ha sede fiscale fuori dalla Sardegna, per questo, oltre al fatto che tutte le società di navigazione da/per la Sardegna hanno sede fiscale fuori, c’è da prendere atto di una situazione chiarissima, cioè che tutti i turisti compresi i sardi stessi che abitano in tutta Europa, Italia compresa, acquistano i loro biglietti o nelle agenzie delle città in cui vivono, quindi non in Sardegna, oppure tramite i più economici e comodi siti web delle compagnie.

Non sono quindi generati in Sardegna e di conseguenza non lasciano alcun gettito iva in Sardegna, non c’è quindi nulla di che detrarre dai biglietti a nessuno.

Altra soluzione castrante  e inutile in campo dei trasporti è stata partorita in seno alla finanziaria, articolo 1 comma 31,   di partecipare all’acquisizione della Tirrenia  destinando a questo  “1” milione di euro da da integrarsi, nel caso di avvenuta aggiudicazione, fino all’importo – udite udite -  massimo di euro 10.000.000” , la classica cerimonia con i fichi.  Se non è chiaro a tutti, questo è solo un maldestro tentativo, purtroppo portato a termine, di dare una mano all’Italia in quella che è la più disastrosa gestione economica di una sua azienda, e ancora una volta di più saremo noi a pagare senza avere nulla in mano:  con quegli spiccioli, tali sono per una tale operazione, non conti nulla in una compagnia, al massimo puoi decidere il colore delle cime.

Questa classe politica continua a sfuggire alle loro competenze, tirano a campare addossando ad altri le proprie responsabilità senza decidere mai nulla di serio  e determinante per i sardi.

Abbiamo già indicato la strada anni fa con la creazione  della flotta sarda di navigazione, una compagnia a capitale misto, pubblico e privato, che sia determinante in tutti i settori della società sarda. Ne riparleremo molto presto, siamo in ProgReS.

Po sa Republica de Sardigna.