mercoledì 6 luglio 2011

Bidoni


Nell’ultima manovra finanziaria è stata decisa una drastica riduzione ai contributi statali verso le regioni, province e comuni, operazione che serve allo stato italiano per mettersi in regola con il debito pubblico  stabilito dalla comunità europea. La Sardegna avrà una riduzione di contributi finanziari molto significativa e superiore alla percentuale di abitanti in rapporto alle altre regioni, si parla di un  risparmio, a carico della Sardegna, che corrisponderebbe a circa il 10% del debito totale, anche sei sardi non sono il 10% della popolazione italiana.
Tutti indignati, si annunciano proteste in viale Trento e a Roma, si minacciano iniziative di ogni genere anche da parte dei politici regionali, anche da parte del presidente che ha appreso il tutto a cose fatte, come sempre d’altronde, oppure, come al solito si finge di non averne saputo nulla.
Ma Cristo Santo, è mai possibile che in questo popolo non ci sia un minimo di amor proprio, un minimo di normalità,  di capacità politica?
Quei soldi sono dello stato italiano, sono soldi devoluti dallo stato agli enti locali e che quindi decide dove investirli, come investirli e dove tagliarli per il bene del suo popolo. Siete o non siete italiani?  Allora collaborate e impegnatevi per aiutare il vostro stato.
Se aveste, invece, un po’ di amor proprio, di capacità politica, di amore verso questa terra e questo popolo, perché non lasciate che lo stato italiano se li prenda quei soldi e andate dritti verso il vero diritto, verso ciò che è vera determinazione e veramente nostro, e si procede istituzionalmente nel pretendere che ci venga reso ciò che è già nostro, miliardi che ci deve lo stato italiano, sancito dallo statuto e quindi dalla loro stessa costituzione, che sono nostri e non ce li possono toccare, o non ce li dovrebbero toccare se foste meno sottomessi, meno dipendenti da un sistema con il quale invece collaborate, contro il vostro stesso popolo, e qui ci siete tutti: sindaci, presidenti di provincia, consiglieri, assessori e presidente della regione, tutti, nessuno escluso, neppure quel popolo silenzioso che sta li fermo a mendicare, e credere ancora alle favole, come bambini che immaginano, ascoltando la fiaba notturna, di vivere nel paese delle meraviglie, dormendo in un letto di paglia, e fango.
Guardate questa gente che per colpa vostra anche oggi scenderà in piazza, un popolo che ormai ha perso tutto, in mano all’apparato di stato delle riscossioni, in mano agli strozzini dei trasporti che minacciano chi cerca di sopravvivere, giustamente, viaggiando con chi gli propone tariffe di trasporto migliori e ricevendo minacce di essere appiedati se lo fanno, se cercano di togliere la testa dal patibolo che sta per tagliargli la testa.
Guadatelo questo popolo che ormai è allo sbando e ha rinunciato anche alla dignità di esistere, costretti quasi a vendersi e festeggiare  ancora l’anniversario di chi, con il vostro aiuto, li ha portati sull’orlo della disperazione, fino a mettere in atto scene patetiche  come i bidoni della raccolta differenziata in alcuni comuni  sardi di colore verde, bianco e rosso, messe rigorosamente in ordine cromatico, anche dopo mesi dalla ricorrenza, che in una società normale potrebbe  essere un messaggio  sarcastico , è  invece il segnale di un fondo già toccato, raschiato e visibilmente logorato.
Scida! Siamo ancora in tempo per prenderci il nostro futuro. Sarà faticoso, duro e difficile, ma possiamo crearne uno nostro, scelto e deciso da noi, per sempre.
“potremo avere il paradiso e bussiamo all’inferno”
Fintzas a s’indipendentzia


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